titolo originale:lost
creatore:J.J. Abrams Damon Lindelof Jeffrey Lieber
nazione:USA
anno:2004-2010
episodi:114
durata:40'
dal corriere della sera:
...per la prima volta nella storia della tv andrà in onda come «media event» non una competizione sportiva, non una guerra ma una fiction televisiva. Dopo sei stagioni, innumerevoli colpi di scena, viaggi nel tempo, enigmi sempre più intricati, riflessioni profonde sul destino, la fiducia, la dialettica tra fede e ragione, si conclude definitivamente «Lost», la serie che ha cambiato radicalmente i canoni del racconto tv. Mai un telefilm ha saputo dare vita a forme di consumo così appassionate, al limite dell’ossessione. Un’anticipazione l’aveva data negli anni Novanta «Twin Peaks», la serie di David Lynch che ha inaugurato la stagione più nobile della serialità americana: una visione rituale e altamente fidelizzata. Ma questa non era che una piccola avvisaglia di quello che sarebbe riuscito a creare il serial targato Abc.
Per anni, gli eventi mediali, le grandi cerimonie dei media capaci di aggregare un pubblico globale riunito intorno alla visione del piccolo schermo, hanno riguardato fatti «reali »: l’allunaggio, i funerali di Diana, persino il più tragico di tutti, l’attentato in diretta alle Torri Gemelle. Con la messa in onda dell’ultimo episodio di «Lost», stiamo per assistere invece a un «media event» che ha per oggetto una fiction. Il finale di «Lost» viene trasmesso infatti in una specie di «simulcast globale ». I fan della serie di J.J. Abrams sono sparsi in tutto il mondo, e non vogliono aspettare un minuto in più dei telespettatori americani. In un’inedita diretta mondiale, le ultime battute della serie saranno viste contemporaneamente in diversi contesti nazionali. Disney, che tramite Abc produce e distribuisce la serie negli Stati Uniti, ha stretto accordi con diversi partner e differenti piattaforme per consentire questo inedito evento. In particolare, i seguaci di «Lost» saranno accontentati, oltre che in Italia, in Spagna, in Portogallo, in Israele e in Turchia: sono questi i Paesi che si allineeranno alla messa in onda della West Coast americana stasera (per noi l’alba). Si tratta di un’accelerazione drastica dei tempi di distribuzione: un tempo le serie circolavano nei mercati mondiali con mesi, e anche anni, di ritardoL’evento è tale quando è «caldo», e «Lost» porta questo discorso alle estreme conseguenze.Gli addetti ai lavori parlano di una nuova «finestra distributiva» per i telefilm, ancorata alla messa in onda americana. Quest’innovazione è frutto di due grandi cambiamenti nello scenario tv globale: da un lato, la diffusione di molte piattaforme e di un’abbondante offerta, anche a pagamento, che consente di diversificare i tempi di distribuzione, distinguendo fra «prima visione» (in lingua originale), «seconda visione» (spesso pay) e «terza visione» (di solito la tv generalista). Ma la seconda spinta decisiva viene dagli spettatori: l’accorciamento dei tempi distributivi è un tentativo delle emittenti di combattere la pirateria, che soprattutto per le serie americane vive sul downloading e sullo streaming. Anche per tutte queste ragioni «Lost» è una serie innovativa: sta aprendo la strada alla possibilità di una sincronizzazione internazionale nella visione di una fiction.
Fenomeno che esploderà in occasione dell’atteso finale, con maratone e rituali organizzati (come quello che si terrà, domani pomeriggio, nei suggestivi chiostri dell’Università Cattolica di Milano, tra fan e studenti di media). Nell’evento del finale di «Lost» convergono così due spinte, solo apparentemente contrapposte. Da un lato, la possibilità per un contenuto forte di aggregare comunità vastissime in un consumo rituale, di culto, anche perché sincronizzato a livello globale. Dall’altro, la capacità di farlo in un momento in cui il televisore, totem di fronte a cui si raccoglievano le tradizionali vaste platee del «media event», sembra essere in bilico, frammentato in molteplici schermi e piattaforme: il pc, l’iPad, il mobile, Hulu (il grande portale americano di streaming di Fox e Nbc), e così via. La strada dell’innovazione passa anche attraverso la seduzione del racconto, proprio perché «ogni risposta genera nuove domande».
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